IL BARBONE: UN CANE ARMONICO
Curioso, allegro, simpatico, dalla vivacità irrefrenabile e intelligente, questi sono parte degli aggettivi che frequentemente vengono utilizzati per descrivere il carattere del Barbone.
Ma chi ha il piacere di vivere e condividere il proprio tempo con uno di loro saprà, per certo, che è il cane più felice di imparare cose nuove.
Proprio grazie a questa loro capacità di apprendimento i Barboni vengono impiegati con successo in molti modi diversi, preparati per la Pet Therapy, per il salvataggio, per la difesa, cani guida e molti altri.
Il suo aspetto è inconfondibile, il mantello riccio, muso allungato e occhi a mandorla.
Elegante e baldanzoso per anni è stato il “cane da salotto” per definizione ma questo compagno di vita dinamico e intelligente è molto più che un semplice cane alla moda, da portare nei centri di toelettatura.
La sua vivacità e l’intelligenza fuori dal comune meritano un compagno umano che sappia valorizzarlo ed apprezzarlo come merita.
UN MANTO NON SOLO DA EXPO
Il Barbone è un cane a pelo lungo, il manto riccio e fitto gli regala un’aria fiera e maestosa.
Il suo pelo non fa la muta, ma anzi, continua a crescere, un po’ come i nostri capelli, questa peculiarità nasce dall’assenza del sottopelo.
Con questa caratteristica viene generalmente definito un cane “ipoallergenico” ma la definizione non è universale, infatti sulle allergie legate al pelo dei cani sono ancora in corso studi, esiste la possibilità che l’eventuale allergia venga causata non dal pelo in sé, piuttosto da proteine secrete da ghiandole salivari e sebacee. Esistono comunque persone allergiche al pelo vero e proprio e agli acari che popolano naturalmente il manto.
Visto che non fa la muta la cura del pelo è fondamentale e necessita di una toelettatura periodica e regolare. Le possibili varianti di toelettatura sono innumerevoli e si perdono nella storia.
La colorazione del manto copre uno spettro di colori che non si trova in nessun’altra razza, dal grigio e bianco al marrone, dal fulvo all’albicocca, dal nero all’argento.
La colorazione deve essere più uniforme possibile, tartufo, palpebre, cuscinetti, labbra devono essere ben pigmentati e nelle colorazioni chiare la pigmentazione oltre che uniforme deve essere scura.
Ad un occhio poco esperto il riccio del Barbone potrà sembrare di un solo tipo, più comunemente troviamo infatti un manto con un riccio fitto e arrotolato ma in realtà esiste un’altra tipologia che presenta delle cordelle lunghe almeno 20 cm definito: pelo cordato.
Come sappiamo questa razza comprende 4 tipologie di dimensione:
- Barbone Grande Mole
- Barbone Media Mole
- Barbone Nano
- Barbone miniature o Toy
Il termine Barboncino non esiste, è solo un vezzeggiativo utilizzato da anni per questa razza!
Nonostante le dimensioni differenti, le varianti hanno in comune lo stesso aspetto generale, un’andatura saltellante e l’atteggiamento elegante e fiero.
Il dorso è piuttosto corto rispetto alle gambe che sono nel complesso lunghe e l’altezza del garrese dovrebbe risultare leggermente inferiore alla lunghezza del corpo.
Gli arti sono muscolosi e la muscolatura è ben visibile, la coda è attaccata alta e portata a livello della linea dei reni.
La toelettatura del Barbone è molto antica ed è descritta nello standard di razza.

IL BARBONE: LA RAZZA PIù LONGEVA?
Il Barbone è una delle razze più longeve, basta pensare che i Barboni Nani hanno una vita media fra i 14 e 16 anni.
Le patologie più comuni che si possono manifestare sono problemi agli occhi, come la cataratta, oppure un’atrofia progressiva della retina (PRA) fino ad arrivare a malattie che possono portare alla cecità.
Anche loro sono soggetti a problemi articolari come la displasia dell’anca comune nei Barboni Grande Mole e la lussazione della rotula che provoca zoppia.
Fortunatamente negli anni siamo tornati a fare selezioni mirate non solo sui requisiti estetici, ma mirate sugli aspetti di salute.
RIDICOLO SARAI TU!
Nell’immaginario comune il Barbone è sempre associato a quella toelettatura “bizzarra” che la maggior parte delle persone pensa essere solo uno sfoggio estetico del proprietario.
In realtà quella toelettatura ci riporta alle originarie funzioni del Barbone ovvero: cane da riporto in acqua.
A questo scopo gran parte del posteriore, comprese le zampe venivano rasate per facilitare il cane nel lavoro, lasciando due pon pon per coprire i reni.
La parte anteriore del corpo, invece, veniva lasciata coperta per proteggerlo dalla temperatura dell’acqua e quando si inoltrava nei canneti, in più svolgeva una funzione simile ai “giubbotti galleggianti”, la coda terminava con un pon pon per individuarlo facilmente nell’erba alta.
UN ANTENATO DALL'ASPETTO RUSTICO
L’antenato dell’odierno Barbone era un infaticabile cacciatore dal carattere indomito: il Barbet.
Si pensa fosse il cane dei Saraceni che durante le invasioni e le guerre arrivò in Francia attraverso la Penisola Iberica. Veniva impiegato per la caccia in acqua e per questo era conosciuto con il nome di “canis aquaticus”, la razza è descritta fin dal XVI secolo.
Nonostante la selezione odierna, incentrata su cani da compagnia, in quasi tutte le lingue il nome del Barbone fa ancora riferimento alla sua attitudine venatoria: in francese Caniche che deriva da canard (anatra), in tedesco Pudel e in ingelese Poodle entrambi con il significato di “nuotatore”.
Cosa mai da dimenticare, il Barbone era un cane da caccia coraggioso e agile che veniva utilizzato principalmente per il riporto di anatre in acqua.
Ma è Luigi XVI prima e la Regina Anna d’Inghilterra che segnano l’ascesa del Barbone, ben presto, infatti, le corti nobiliari si riempirono di questi cani dall’intelligenza estrema.
Intorno al 1800 il Barbone comparve tristemente nei circhi francesi dove veniva fatto esibire in crudeli spettacoli che lo costringevano a camminare e saltellare su due zampe.
Fu compagno di molti personaggi storici, uno dei tanti, Napoleone che vinse battaglie a fianco al suo inseparabile Moustache, al quale venne persino conferita una decorazione sul campo per il coraggio dimostrato durante la battaglia di Austerlitz.
Dall’Ottocento ad oggi, il Barbone ha mantenuto la sua popolarità passando da cane da caccia e da acqua a cane da intrattenimento e infine, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale a cane da compagnia.
UN CANE NON TROPPO DA SALOTTO
Come detto in precedenza è considerato un cane con motivazione affiliativa e collaborativa molto spiccate, quasi uniche nel suo genere. Adora vivere a stretto contatto con il suo sistema famiglia, fare attività insieme e non stare troppo ore da solo.
E’ un cane che necessita di interazione e contatto, grazie alla sua motivazione et-epimeletica sarà il primo a prendersi cura di noi con affetto e serietà.
Ma se decidete di far entrare questi eleganti cani nella vostra vita, non pensate di relegarli in casa alla sola vita di appartamento, oltre che annoiarsi mostruosamente, userebbero tutte le vocalizzazioni che conoscono per farvelo sapere.
Perché chi ha già la fortuna di condividere la propria vita con uno di questi cani, vi dirà per certo, che il Barbone parla e non solo con gli occhi, ma anche con la voce.
Nonostante ormai nessuno prenda in considerazione tutte le sue potenzialità e si sia aggiudicato il trono dei così detti cani da compagnia, il Barbone necessita di molto movimento, lunghe, lunghissime passeggiate meglio se in bosco, prati infiniti dove poter correre e nuotare in acque calme.
Se pensate che vivere con un Barbone vi possa offrire poche esperienze, vi sbagliate di grosso. Vi basterà vederlo precipitarsi in un prato, correre, saltare, seguire una pista, annusare l’aria e fiondarsi nella prima pozzanghera o acqua stagnante nelle vicinanze.
E’ un acuto osservatore, è capace di concentrarsi su problemi complessi e la sua curiosità non gli permette di perdere interesse per quello che sta facendo, lui ama la vostra compagnia e condividere delle esperienze insieme sarà un’esperienza indimenticabile per entrambi.
Ha bisogno costante di fare movimento ma se è un giorno piovoso, non preoccupatevi, vi troverete molto bene a condividere il divano e guardare un film con lui.
Articolo di Ylenia Novelli, Educatore Cinofilo.